Geni maldestri
Perché spesso le persone super intelligenti sono maldestre nel muoversi?
Intervista di Barbara Majnoni a J. Tolja per la rivista Natural Style

Viola, la figlia di mia cugina Anna, è un genio a scuola ma è un disastro sul profilo della praticità. È goffa, rompe qualsiasi cosa le venga a tiro. Quest’estate è andata in Germania per imparare la lingua, ma voleva pure raggranellare qualche soldo. Con le sue capacità dialettiche, in poco tempo è riuscita a trovarsi un posto come cameriera in un ristorante, ma è stato un flop totale. Veniva rimproverata continuamente. Ed è finita con un licenziamento in tronco quando una bella sera gli sono volati tutti i bicchieri dal vassoio. La mamma della mia amica Giovanna ha due lauree, un lavoro di grande successo, ma è sempre stata una frana negli sport. Non ha l’automobile perché non ha mai passato l’esame della patente. Insomma visto che di geni maldestri è pieno il mondo, mi viene naturale domandarmi: “Come mai proprio loro che sono ‘super intelligenti’ poi non riescono a fare cose stupide?”.

Cosa ci può dire di questa categoria di persone?

Faccio una premessa. Lo sviluppo delle qualità umane avviene per gradi. Quelle che si dispiegano prima creano la base per le successive. Un po’ come la maturazione dei diversi strati del cervello, dal più antico al più recente. Tanto per intenderci il cane non ha un cervello diverso da quello del rettile, ha il cervello del rettile (pura sopravvivenza), più quello (emotivo) dei mammiferi. Cioè il nucleo, il centro del cervello del cane, è lo stesso di quello di un coccodrillo o di un serpente. Come umani, rispetto al cane, facciamo un ulteriore passo, perché aggiungiamo la corticalità (capacità di pensiero astratto). E quando lei parla di ‘super intelligenti’, si riferisce specificamente a persone che hanno soprattutto delle grosse capacità corticali.

Ovvero?

Quando una persona sviluppa molto bene gli strati cerebrali più antichi, durante le fasi iniziali di vita, ha la capacità di pensare con tutto il corpo. È il caso di Leonardo, che è stato allattato fino a tre anni, ha avuto un’infanzia estremamente fisica, era considerato un cavallerizzo eccezionale, cioè era una persona super coordinata e così energica fisicamente da essere ritenuto in grado, vero o falso che fosse, di piegare i ferri di cavallo con le mani. Ecco, questa forte base biologica regala all’essere umano una sicurezza di fondo, un’intelligenza corporea, organica e cosciente.

Può essere più preciso?

Il sistema nervoso cosciente è capace di elaborare 2 mila byte al secondo. Ma quello inconscio nello stesso periodo ne elabora 4 miliardi, il che vuol dire 2 milioni di volte più capacità elaborativa rispetto a quello che fa la coscienza. In pratica la coscienza è estremamente limitata. È come se utilizzando un computer, lei confondesse quello che vede sul video con tutto quello che viene processato nel background, mentre in realtà è solamente una frazione di quello che sta elaborando la macchina.

Cosa succede alle persone tipo Leonardo?

Hanno un forte sistema operativo profondo e in cima a questo hanno anche una parte cosciente, l’equivalente della schermata nel computer, abbastanza sofisticata, proprio perché, visto che il grosso del lavoro lo svolge l’inconscio e il corpo, è libera di essere usata al meglio. Invece le persone che lei descrive nascono da un tipo di situazione completamente diversa.

Ecco, mi spieghi.

Le faccio un esempio. Un noto conduttore televisivo una volta ha chiesto nel corso di una trasmissione scientifica “Cosa desiderereste di più per vostro figlio?”, aggiungendo “Ovviamente che sia il più intelligente possibile”. Ecco se un bambino si trova un genitore che dà per scontato che abbia più valore l’intelligenza razionale che tutto il resto, invece di rispettare le tappe evolutive del cervello infantile, rischia di istruirlo troppo precocemente alla matematica e ad altre attività mentali astratte, per cui il bambino non riuscirà a svilupparsi e a maturare con i suoi tempi, bypassando alcune tappe e mettendo in atto delle compensazioni.

Quindi?

Allora se noi bruciamo le tappe dell’evoluzione motoria che è la base di quella psichica, carichiamo l’ultimo strato, il più recente, quello corticale, a discapito dei più antichi. Ma siccome questi ultimi sono legati all’intelligenza corporea e organica, al movimento, alle emozioni, sono anche quelli da cui dipendono la sicurezza, l’autostima, la centratura, la fiducia in se stessi, per cui queste funzioni, per enfatizzare le capacità astratte di tipo corticale, non si svilupperanno completamente.

Ci possono essere cause fortuite?

Sì, se per esempio un bambino cresce in una situazione in cui essere aperto emotivamente è frustrante e fonte di continua delusione smetterà di investire le proprie risorse per sviluppare le caratteristiche di questo livello di esistenza emozionale e le investirà nel successivo, mentale e astratto. Chiaramente questo spostamento, se per certi versi libera ingenti risorse da investire sul piano intellettuale, allo stesso tempo limita lo sviluppo del piano precedente da cui dipendono aspetti ancora più importanti come ad esempio, l’intelligenza emotiva, la capacità di socializzare e la coordinazione motoria, che sono la base di una intelligenza organica e funzionale e non solo della sua componente astratta.

Perché faticano con la guida?

Perché la guida è tutto un processo di coordinazione sottocorticale. Mi viene in mente l’esempio del millepiedi a cui a un certo punto un ragno chiede: “Ma tu con i tuoi mille piedi come fai a camminare? Non ti confondi, non inciampi, come fai a capire quale zampa va prima e quale dopo?”. Il millepiedi comincia a pensare per cercare di rispondere e da quel giorno non riuscì più a fare un passo. Questa conversazione immaginaria è un esempio di come situazioni complesse possano essere gestite solo fin tanto che uno non ci pensa. Ed è un po’ come il guidare.

C’è un modo per migliorare?

Sì. Tutto ciò che ha a che fare con il qui e ora. Per esempio sviluppare sensi come l’olfatto e il gusto, e soprattutto la propriocezione (la sensazione del proprio corpo dall’interno) attraverso pratiche corporee che, come il Tai chi, portano l’attenzione al momento. O anche le tecniche di disegno basate sul cervello destro (Disegnare col cervello destro, di Betty Edwards). Per quanto riguarda lo sport, sono perfetti tutti quelli in cui l’azione è più rapida del pensiero, e pertanto ci liberano dal pensare.

Bisogna farli esercitare manualmente?

Tutto quello che non è supportato dal piacere, diventa uno sforzo corticale in più, quindi un tormento per loro. Ma se si riesce a creare, che ne so, un gioco, in un contesto in cui senza accorgersi sviluppano capacità manuali con divertimento, allora funziona bene.

L’intelligenza dove li porterà?

Penso che sviluppare una capacità a discapito di altre sia un po’ legato al destino delle persone. Se fossimo tutti equilibrati, saremmo anche tutti uguali. Invece per fortuna siamo tutti diversi e differenziati non solo in base agli aspetti familiari, sociali, culturali, ma anche a seconda di dove è stato posto l’accento maggiore o minore all’interno della vita di un individuo. Processo che porta a specializzare certi tipi di qualità che danno un senso e un’originalità all’esistenza. Dopotutto è proprio grazie al particolare e spesso tormentato destino di persone come i protagonisti di film come A beautiful mind, La teoria del tutto o Imitation Game se importanti problemi sono stati risolti a vantaggio della comunità. Penso che il sentimento più indicato nei confronti di queste persone sia la gratitudine, perché le loro qualità mentali, a livello personale, sono state pagate a caro prezzo.